Guido Lombardi come è stato girare questo film a Napoli? Che rapporto c’è tra la città di Napoli e il cinema, secondo te?
“Il cinema a Napoli è vivo, Take Five ne è la dimostrazione. – afferma il regista – Certo, non è mai facile girare qui. Ma il legame è forte e poi la città si plasma in maniera sorprendente. Qualche esempio? L’ufficio anagrafe a piazza Dante arredato come un appartamento, l’acquedotto del Serino con i suoi enormi serbatoi di tufo e il Tunnel Borbonico, la Napoli mozzafiato sotterranea che pochi conoscono”.
Alcuni degli attori protagonisti di Take Five hanno avuto esperienza di carcere. La tua è una scelta mirata?
“Molti degli interpreti del film tra cui Gaetano Di Vaio, Carmine Paternoster e lo stesso Salvatore Striano hanno una storia personale fortemente intrecciata col mondo della malavita, quindi la mia è una ricerca sul campo, dal didentro, che tocca realmente con mano. Ecco quello che consiglierei ai ragazzi che vogliono fare questo mestiere: Uscite fuori! Esplorate la città!Vivete altre realtà, cercate di approfondirle, conoscerle, farle vostre. E’ l’unico modo per raccontarle davvero”.
Salvatore Striano raccontaci la tua esperienza sul set.
“Take Five è un piccolo film, low budget, ma è anche un grande film, palestra di vita. Sono cresciuto umanamente ed artisticamente grazie a questo lavoro. Certo, sono conosciuto per i miei ruoli in Gomorra e in Cesare deve morire. Ma in Take Five è stato diverso. Guido con me ha usato dei pesi, bottiglie piene d’acqua legate al corpo, per farmi calmare, riflettere, sentire il peso dei miei pensieri. E’ stata un’esperienza molto intensa”.
Avete altri progetti al momento?
“Stiamo lavorando a stretto giro su un’altra sceneggiatura proprio qui, ai Quartieri Spagnoli – dice Salvatore – Un nuovo lavoro ispirato al genere “mafia movie”, ma che sa di realtà. E’ tutto ciò a cui aspiriamo”.