Stefano Incerti presenta agli studenti del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università Suor Orsola Benincasa il suo nuovo film “La Parrucchiera”, nelle sale dal 6 aprile 2017. La storia è quella di una bella ragazza dei Quartieri Spagnoli di Napoli che lascia il negozio di parrucchiere in cui lavorava, e tenta l’avventura di un salone gestito stavolta in proprio: ma non diciamo di più. “Nel bene e nel male – dice Incerti – continuo a fare precisamente i film che vorrei vedere sullo schermo”.
Finora ha diretto film drammatici. Con “La Parrucchiera” invece ci troviamo di fronte ad una commedia. Cosa l’ha spinto a cambiare direzione?
“Ho sempre fatto film diversi tra loro per toni e contenuto, sia per la storia che raccontano sia per l’estetica, cioè il linguaggio utilizzato. Se dovessi dire cosa mi ha spinto a dare vita ad una commedia, razionalmente non lo so. Un giorno mi sono chiesto: con tutti questi anni di esperienza perché non rischiare un terreno non ancora battuto? E così è nata ‘La parrucchiera’, una commedia colorata ma al tempo stesso amara, piena di problemi che vengono affrontati però con un tono lieve”.
Qual è il suo rapporto con il casting?
“È fondamentale, rappresenta il 90% di ogni mio film. Il cinema è fatto innanzitutto dagli attori e dalle persone che si mettono in gioco”.
Quale tipo di protagonisti predilige nei suoi film?
“I protagonisti dei miei film sono i cosiddetti ‘antieroi’, sono persone ‘normali’, con i disagi che hanno tutte le persone normali. Sono spesso sotto pressione, e ciò le rende più autentiche. Drammaturgicamente è interessante appunto vedere come i personaggi reagiscono alle difficoltà”.
Quali sono le regole più importanti da seguire quando ci si accinge a fare cinema?
“Non ci sono regole precise. Per me vince il cinema che riesce a rappresentare nella maniera giusta la realtà, senza voler prevaricare lo spettatore. Per fare cinema c’è bisogno di tanto entusiasmo, sacrificio e soprattutto grandissima curiosità. Certo la tecnica è importante, ma quella si impara in poco tempo, mentre la forma si affina soltanto frequentando il cinema, vedendo tantissimi film”.
Che consiglio darebbe agli studenti e a tutti i giovani che vogliono intraprendere questo percorso?
“La prima cosa da fare è insistere anche di fronte alle avversità. Non bisogna farsi scoraggiare, mai abbandonare. Chi abbandona non può fare cinema, e non lo può fare neanche chi non ha il coraggio di rischiare. E poi occorre saper scrivere soggetti e sceneggiature per poter proporre i nostri film ai produttori. Il regista come ‘esecutore’ di sceneggiature non basta. Per chi vuole intraprendere il percorso della regia la scrittura è ancora e sempre centrale. Proprio così, è un lavoro assai impegnativo, non è un mestiere per tutti”.
di Viviana Valastro