C’è un festival unico in Italia dove il Cinema parla kosher e brilla come la Stella di David, e non poteva che essere Roma ad ospitarlo, la città con la più antica comunità ebraica dell’Occidente europeo; si tratta del Pitigliani Kolno’a Festival che porta nella Capitale la cultura dell’Ebraismo e le novità più interessanti dello cinematografia israeliana; fino al 26 novembre infatti, alla Casa del Cinema di Roma e presso il centro ebraico italiano “Il Pitigliani” di Trastevere, nonostante i concomitanti attentati di Parigi che hanno destato paura e timori di un ritorno di antisemitismo, si è registrata una grande affluenza di pubblico.
La kermesse ha offerto come sempre un ampio sguardo sul cinema di Israele: si è spaziato dal Panorama sul nuovo cinema israeliano con il film di apertura del festival, Zero Motivation su un’unità di giovani soldatesse dell’esercito israeliano, per arrivare ai Percorsi ebraici, dove hanno spiccato il documentario Sacred Sperm, che si interroga sul tema controverso del divieto nella religione ebraica di disperdere il seme, e il film italiano Pecore in erba di Alberto Caviglia.
Senza dimenticare la grande novità della sezione Ombre Indelebili, dedicata alle opere sulle seconde e terze generazioni di ebrei superstiti della Shoah, come il documentario Numebered sui famosi “numeri” di Auschwitz.
Non è mancata poi una mini-rassegna celebrativa dei primi 10 anni del festival con il film Watermarks, che racconta la vicenda di sette donne della squadra di nuoto del club “HaKoah” di Vienna. Il nostro paese era in gara con il documentario I figli della Shoah: la storia di un figlio della Shoah che decide di partire per un viaggio alla ricerca di altri figli e nipoti di sopravvissuti per condividere con loro la propria personale sofferenza. Quel dolore vecchio di secoli a cui si riferiva il poeta Umberto Saba con l’immagine della “capra dal viso semita” dell’omonima poesia.
Alla fine della manifestazione cinematografica a vincere il Premio del Pubblico 2015 è stato il film Vice Versa, che narra la storia di un rapporto innocente tra un giovane studente ortodosso di Yeshiva (la scuola religiosa) e una ragazza di diciotto anni affetta da un tumore. La relazione tra i due, nel corso del racconto, diviene man mano sempre più intima e appassionata, fino a trascendere le regole della religione e della società.
Tra anticonformismo e trasgressione, rifiuto dell’autorità e ribellione alle regole ortodosse, il Pitigliani festival anche quest’anno si è distinto per originalità dei temi trattati e per l’attualità delle storie, a metà strada tra l’omaggio doveroso alla Memoria e un occhio al futuro.