“La legge 22 aprile 1941 n°633 stabilisce che sono protette le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, le banche di dati che risultino opera del lavoro di un autore”. Inizia così la lezione su copyright e diritto d’autore nel cinema a cura di Maurizio Fiume, produttore televisivo e cinematografico di lavori come Isotta, E io ti seguo, Il tuffo, Un Paradiso nonché docente del Master di Cinema e Televisione del Suor Orsola Benincasa.
Una lezione tra dottrina ed esperienza pratica per analizzare nel dettaglio l’opera filmica e la legge che la tutela.
Sono definite per legge opere cinematografiche tutte quelle opere composte da “immagini in movimento”. “In realtà, sottolinea Fiume, l’opera cinematografica è composta da quattro aspetti che contribuiscono al prodotto inedito finale e che sono soggetti a tutela specifica: soggetto, sceneggiatura, musica, direzione artistica (regia). Di fatto viene tutelata l’opera letteraria che comprende anche i diritti audiovisivi e cinematografici”. Per quanto riguarda il produttore invece, questi non detiene la proprietà intellettuale dell’opera ma i diritti per lo sfruttamento commerciale; è questo un diritto reale che può essere ceduto.
Come tutelare l’opera? L’opera esiste per la legge dal momento in cui viene pubblicata, ovvero viene registrata da un notaio o presso gli uffici SIAE. La copia dell’opera, in forma di documento cartaceo con ben leggibili i datti della tipografia e la data di stampa, deve essere depositata presso la SIAE accompagnata da una dichiarazione di paternità. Da questo momento verrà conservata presso gli archivi SIAE e all’autore verrà consegnata una ricevuta col numero di protocollo e la cui validità è di cinque anni rinnovabili. La registrazione presso la SIAE rende possibile impugnare l’opera laddove si verifichi plagio, costituendo prova di esistenza in data di deposito.
Per quanto riguarda le opere pubblicate, queste possono essere depositate presso il Ministero dei Beni e delle attività culturali. Il problema del diritto d’autore si pone in maniera sempre più urgente, viste anche le caratteristiche della società globale in cui viviamo: è molto facile oggi scrivere, girare un video, comporre una melodia ed ancora più semplice è metterla online e farla girare. L’esperienza del produttore mostra come la condivisione dei propri lavori sia spesso il metodo più efficace per farle conoscere e proporsi al pubblico e agli esperti come artista emergente. E proprio lo scambio di idee, bozze, intuizioni consente di entrare facilmente in contatto con opere ed artisti e attingere da loro, contaminandosi fino, talvolta, a copiarsi.
“Si dice, continua il produttore, che gli sceneggiatori siano sostanzialmente ladri di opere, ma… anche il copiare è un’arte. La verità è che in un mondo così interconnesso viviamo ormai tutti in città, a contatto con persone internazionali, ascoltiamo le stesse notizie, abbiamo gli stessi hobby, e può capitare di avere idee simili. Spesso non si tratta di plagio, ma di intuizioni uguali di due persone diverse e magari anche distanti. L’importante è diversificare le proprie fonti di informazioni, ricercare. E, conclude il produttore, per capire di avere tra le mani un’opera originale e degna di essere realizzata bisogna scrivere molto e provare perché non tutto ciò che realizziamo può essere venduto o condiviso. Lavorate sull’idea, strutturatela, rendetela compiuta, l’idea grezza può essere rielaborata in tanti format diversi. Depositate il prodotto finito. Per quanto mi riguarda? Si, mi è capitato che alcuni miei format venissero in qualche modo copiati. Vi dico solo: cammello, musica e chef”.