L’ambientazione conta molto nel film di Leonardo Di Costanzo: è un centro ricreativo nella periferia di Napoli, “La Masseria”, luogo di gioco e accoglienza al riparo dal degrado e dalle logiche mafiose. In questa piccola isola, le mamme del quartiere portano i bambini per sottrarli appunto alla malavita e inserirli in uno spazio un po’ rivoluzionario, che regala momenti di condivisione e divertimento. Un giorno, però, in quel luogo arriva Maria (Valentina Vannino), che per motivi misteriosi decide di andare a nascondersi insieme ai suoi due bambini proprio all’interno del centro. La sua presenza però, non è ben accolta dalle altre mamme, soprattutto quando si viene a sapere che la donna è la moglie di un camorrista arrestato per aver commesso un omicidio. Tutto ciò mette in difficoltà le scelte Giovanna (Raffaella Giordano), la fondatrice del centro.
Il regista Di Costanzo, dopo alcuni documentari come Odessa nel 2006 e Cadenza d’inganno nel 2016 , delizia gli spettatori con il suo secondo lungometraggio non documentaristico dopo L’intervallo (2012). In entrambi i film i destini dei protagonisti soccombono alla legge e alla “cultura” camorristica. Di Costanzo sa come entrare nel vivo dei temi che affronta, in particolare attraverso un cinema della realtà (il suo cinema della realtà), che non si traduce in un documentario a cui è legata una storia inventata, ma in un film completamente finto con personaggi che si sviluppano nel corso della storia. Ciò avviene grazie a una sceneggiatura forte e al validissimo contributo di una protagonista (l’ex ballerina ora coreografa Raffaella Giordano) che recita invece di limitarsi a essere o a improvvisare in mezzo ad attori non professionisti e quindi per definizione meno abituati a venire guidati.
L’ intrusa non è un film sulla camorra, è un film su chi ci convive. Le tematiche che vengono affrontate sono quelle della paura, del tormento, ma anche dell’accoglienza. Il regista infatti, è attraverso il cortile e gli spazi chiusi che raggruppa le infinite linee narrative di una realtà complessa. Una realtà in cui l’altro, l’estraneo del gruppo, viene percepito quasi sempre come un pericolo.
Francesco Paolo Magliacane