“Che cosa significa cinema napoletano? Intendiamo forse dire cinema prodotto a Napoli, oppure, cinema ambientato a Napoli? Quando usiamo questa espressione ci riferiamo, invece, ad un’osmosi che c’è sempre stata, tra cinema, arte e teatro. Il cinema napoletano è vivo e vegeto grazie alla grande tradizione artistica di questo territorio”. Queste sono le parole dello storico del cinema Mario Franco, pronunciate nel corso del convegno Il cinema in Campania, organizzato al cinema Filangieri dal presidente dell’AGIS Luigi Grispello, subito dopo la proiezione di un breve filmato (da lui stesso realizzato) che ha mostrato estratti di tutte le opere cinematografiche più importanti del ‘900 napoletano.

134831367-84224b70-3d3d-4f5d-bc33-9e96e165daeaIntervento molto interessante anche quello del regista di “Bagnoli Jungle” Antonio Capuano che spiega come secondo lui Napoli sia un centro sperimentale a cielo aperto e che non è un caso che molti registi di questa città siano autodidatta. Non tardano però ad arrivare anche le critiche nei confronti del mondo della produzione e a tal proposito Capuano esordisce così: “quello che veramente manca è la figura del produttore che in Italia manca di coraggio. L’unico che in questo Paese si differenzia è Nicola Giuliano, produttore del film Premio Oscar 2014 “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, che tempo fa per portare avanti un suo progetto,  ha rischiato di perdere tutti i beni personali che aveva”.

Il critico Franco Montini, invece, riprendendo le parole di Mario Franco dichiara: “Napoli è una straordinaria fabbrica di talenti; se scrivete su un motore di ricerca ‘cineasti partenopei’, escono quasi 300 figure tra attori, maestranze, sceneggiatori e registi. La grande forza del cinema napoletano, è soprattuto il DNA di talento degli attori. Napoli ha sempre vantato importantissimi nomi nel mondo teatrale e cinematografico, come Totò, Eduardo De Filippo, Massimo Troisi, Sophia Loren, Tina Pica; ma anche artisti dei giorni nostri quali Toni Servillo e Maria Pia Calzone, questo forse perchè, prosegue Montini, in questa città sono tutti un po’ attori. Basti pensare ai film “Certi bambini” di Andrea e Antonio Frazzi e “Io speriamo che me la cavo”, opera cinematografica diretta da Lina Wertmüller, nei quali ci sono performance molto convincenti di attori non professionisti”.

Le ultime parole, ma non meno importanti, sono quelle del critico cinematografico Valerio Caprara, presidente della Film Commission regione Campania che, per rispondere alle tesi di Capuano spiega come si sia riusciti a supportare produzioni di opere cinematografiche quali “Benvenuti al Sud”, “Gomorra”, “Perez” e tante altre pellicole, nonostante la crisi economica degli ultimi anni. “Insieme a Maurizio Gemma, direttore della Film Commission campana, confido in quello che si staimages facendo in Regione – confessa Caprara – anche se ci vorrà del tempo per capire come intervenire”. Poi, rivolgendosi ai ragazzi presenti nel pubblico dichiara: “il cinema, in Italia, è nato a Napoli e poi è arrivato a Torino, Roma e nelle altre città. Nel passato di un’arte fatta per divertire e per coinvolgere troverete un senso della “napolitaneità” meno effimero e stereotipato ma che presenta comunque temi come “il bene”, “il male”, “la camorra”, “la malavita”, “l’amore”, “la passione”, che agli occhi attenti di un buono spettatore, che si interessa di cinema e non va semplicemente al cinema, risultano interessanti e coinvolgenti. Insomma – conclude il cineasta – nella nostra tradizione non c’è solo una lista di doveri, ma c’è un’ampia lista di piaceri nella quale, forse, avete la possibilità di divertirvi molto”.