“Il cinema di genere è volutamente distante dal cinema d’autore, non vuole annunciare alcuna verità sulla vita – spiega Andrea Garello, sceneggiatore di Smetto quando voglio, agli allievi del Master in cinema e televisione – ma vuole parlare di società, attualità e problemi comuni, inserendoli però in un intreccio narrativo”.

Il tono e la freschezza della scrittura sono due elementi fondamentali nel cinema di genere, così come il tema: “Il segreto sta nello scegliere con minuzia il tema della storia e svilupparlo in una trama che ci appassiona – continua lo sceneggiatore –. La trama del film, nello stesso tempo, fa da veicolo per temi che appartengono a ognuno di noi, ma senza per questo esprimere grandi verità”. Altrettanto fondamentali sono poi i personaggi, che portano – assieme alle loro caratteristiche – anche diversi piani di intenzione: “Ogni personaggio – spiega Garello – crede in maniera diversa in ciò che sta facendo: ne avremo qualcuno che crede cioè fermamente nella propria azione e chi, sulla propria intenzione, è invece indeciso”. E ancora: “Nel cinema di genere i personaggi devono essere ricchi e veri, ma soprattutto contraddittori – continua Garello –. Il conflitto è l’elemento portante di una buona storia, e il nostro personaggio ha bisogno di una chiave d’accensione affinché questo conflitto venga fuori.”

I personaggi protagonisti sono sempre caratterizzati da conflitti e sfumature psicologiche più interessanti rispetto agli altri, “è così che il pubblico alla fine empatizza con il protagonista, anche se quest’ultimo è un ‘cattivo’: se non possiamo farlo amare, dobbiamo almeno farlo comprendere fino in fondo e renderlo affascinante. In ogni caso, in tutti i personaggi ci saranno luci e ombre. Proprio come nella vita, nessun personaggio è solo buono o solo cattivo”. Molto spesso reale e surreale si alternano. “Cosa penso della verosimiglianza? In un film di genere è sempre meglio spararla troppo grossa che limitarsi”.

 

di Sabrina Coppola