Venerdì 21 maggio, presso il Teatro Diana di Napoli, si è tenuta la presentazione del nuovo libro “I giorni dell’oro” scritto dal direttore del centro di produzione Rai di Napoli, Francesco Pinto ed edito da Mondadori. Accompagnato da Maurizio De Giovanni, l’autore ha tenuto una presentazione-spettacolo sotto forma teatrale davvero inusuale.
“I giorni dell’oro” è il terzo libro di una trilogia ambientata negli anni ’60. Il primo volume intitolato “La strada dritta” racconta della costruzione della Autostrada del Sole A1; il secondo volume, invece, si intitola “Il lancio perfetto” e narra del lancio di una navicella italiana nello spazio. Infine l’ultimo libro “I giorni dell’oro” racconta le Olimpiadi del 1960 che si svolsero a Roma e a Napoli. Il racconto, presentato dallo stesso direttore della Rai di Napoli, è un inno alla gloria, alla competitività e all’immagine internazionale di cui il nostro Paese godeva in quegli anni. L’autore analizza nel dettaglio le vittorie degli atleti italiani; infatti l’Italia, per la prima ed ultima volta nella storia dello sport, alla fine dei Giochi si classifica terza nel medagliere, dietro solo alle due super-potenze mondiali USA e URSS. E questa storia Francesco Pinto la rivive attraverso gli occhi di tre personaggi paralleli ai Giochi: Pietro Barbero, un commissario in servizio alla questura di Roma; Vittorio, giornalista del “Paese Sera”, appassionato di sport e di fede comunista; e Elsa, brillante interprete di Bolzano.
La sola scelta di presentare un libro in un teatro ci fa capire che non può essere un romanzo come altri. Pinto, al Diana, ha unito infatti ad una toccante narrazione orale e musicale anche video e foto toccando le corde emotive più profonde del pubblico in sala. Brani di Peppino di Capri suonate al “Ballo dei Re” – ballo tenutosi il 3 settembre 1960 a palazzo Serra di Cassano in occasione delle regate veliche dei XVII Giochi Olimpici – e le canzoni vincitrici del Festival di Sanremo si sono alternate a racconto dello stesso autore, che riporta alla memoria storie quasi dimenticate e che, narrate ad un giovane d’oggi, potrebbero sembrare anche inverosimili. Durante gli anni del miracolo economico, infatti, l’Italia era un Paese all’avanguardia in una moltitudine di settori e vantava (come vanta tutt’ora) le menti tra le più geniali della propria epoca. Cosa è cambiato da allora? Perché la sola concezione di essere un Paese competitivo risulterebbe a noi Italiani quasi un pensiero ridicolo oggigiorno?
Il romanzo di Francesco Pinto forse non è in grado di rispondere a queste – pur lecite – domande, ma riesce a colpire come una puntura di spillo la sensibilità di ogni lettore che sogna un Paese diverso da quel che conosciamo oggi, un Paese forte e consapevole della propria storia e della propria cultura.