Lì, nell’entroterra selvaggio del territorio campano, in quei luoghi ancestrali quasi ripudiati dal progresso della civiltà moderna dove l’individuo non riconosce più la natura antropica del suo essere e divenire, il viaggio di Sarchiapone e Pulcinella procede faticosamente verso i paesaggi incontaminati del Bel Paese, alla ricerca di una purezza che forse non potrà mai appartenere ad una razza umana.
Questo viaggio non rappresenta l’incipit di una nuova commedia dell’arte bensì la risposta della tradizione ad un’avventura surreale divisa sempre tra la ricerca nostalgica del bello e la consapevolezza di uno scenario deturpato da un’umanità troppo presa dai propri loschi interessi.
Presentato in anteprima a Napoli, Bella e Perduta di Pietro Marcello, analizza con sensibilità la bellezza delle cose semplici di una natura che pian piano sta esaurendo le proprie risorse.
E così, proprio in questo surreale e bucolico contesto, emerge l’anima sincera di un vitellino: il piccolo Sarchiapone, consegnato sin dalla nascita ad un infausto destino solo perché maschio e improduttivo; è lui il reale protagonista di questa storia. Proprio attraverso il suo sguardo innocente, si assiste sin dal principio all’amara visione della storia della Reggia di Carditello e di Tommaso Cestrone, il vecchio pastore che l’ha accudito e che per lungo tempo ha difeso quest’antica residenza borbonica dai menefreghismi del governo e dalle barbarie della camorra. Dopo la sua morte, avvenuta nel Natale del 2013, non solo scompare quel glorioso impegno civile che pochi riescono a portare avanti, ma svaniscono in particolare le speranze di sopravvivenza che il piccolo Sarchiapone in lui aveva riposto. E così, dalle viscere del Vesuvio Pulcinella, eterna maschera della schiavitù, compare come figura di transito tra la terra dei vivi e quella dei morti per occuparsi della sorte di Sarchiapone.
“Questa – spiega il regista Pietro Marcello – è un’opera basata essenzialmente sugli imprevisti; l’intento iniziale del film era infatti quello di raccontare un viaggio in Italia attraverso la forma del documentario poi, a partire dalla morte di Tommaso, si è deciso insieme allo sceneggiatore Maurizio Braucci di trasformare la storia in una fiaba che non restasse circoscritta entro i confini dell’inchiesta, ma che invece riuscisse a liberarsi dalle contingenze del reale per farsi parabola universale”.
Con Bella e Perduta, il regista casertano confeziona così un vero e proprio poema elegiaco, fatto audiovisivo unico nel suo genere; un’opera inedita che procede sulla falsariga del fiabesco, laddove il realismo degli interstizi e delle increspature non riesce pienamente a cogliere il potere evocativo di quell’ambiente disincantato.
Un ambiente dove finalmente uomo e animale ritrovavano quell’armonia dimenticata. O forse meglio, quella bellezza perduta.