“Vi parlerò di cinema e non solo…”: Arturo Lando, critico, docente e responsabile scientifico del Master, esordisce così nella sua lezione di “Introduzione alla storia del cinema”. L’obiettivo è quello di trasportare gli allievi nelle fasi di evoluzione di un’arte che, come sappiamo, è anche industria. “Il cinema non si limita solo a raccontare storie – dice Lando –. È una costante ricerca del senso del nostro essere-nel-mondo, un viaggio attraverso più stadi emozionali della coscienza di ognuno di noi”.
Il percorso di Lando comincia, paradossalmente, da un’epoca recente della storia del cinema. Si parte infatti con un filmato sui primi dieci anni di CGI (immagini generate dal computer) sugli schermi cinematografici, gli anni 90 del ’900, nei quali gli effetti speciali digitali divertirono – da una parte – e aprirono dall’altra finestre affascinanti sulla psiche e sui mondi nei quali i protagonisti si muovevano.
Dai fratelli Lumière a Welles, da Hitchcock a Nolan, un vero e proprio viaggio nella storia del cinema attraverso le pellicole più rilevanti e classici imperdibili “La narrazione nel cinema classico hollywoodiano è paragonabile un nastro trasportatore delle emozioni, con lo scopo prioritario dell’evasione”. “Viceversa – dirà più avanti Lando – il cinema moderno è capace di creare un nuovo stadio della percezione: i film cominciano a esplorare e a farci affezionare a personaggi oscuri, a eroi negativi che ci appaiono ancora più umani degli eroi di un tempo. Ci troviamo così a mille miglia dagli happy end cui ci aveva abituato il cinema di pura evasione”.
“Ma nei film davvero riusciti – spiega il coordinatore del Master – l’evasione si riesce a ‘mixare’, a integrare a perfezione con l’esplorazione dei motivi per cui stiamo al mondo: nelle opere migliori l’aspetto ‘commerciale’, ovvero il lato mainstream del film, e quello non-mainstream, cioè quello che si apre agli aspetti sgradevoli della realtà e di noi stessi, si integrano l’un l’altro in maniera decisamente magica”.
Gisa Maiello