Ancora una volta Andrea Garello, noto sceneggiatore, appassiona gli allievi di MCT con una delle sue lezioni di scrittura cinematografica e televisiva; il docente si è concentrato in particolare sui tre atti che normalmente costituiscono la sceneggiatura, soffermandosi in particolar modo sul secondo atto che, a suo dire, è il più complesso.
“In una sceneggiatura spesso puntiamo tutto sul plot iniziale – spiega Garello- dimenticandoci del tema centrale, di ciò di cui realmente vogliamo parlare, e ce ne ricordiamo solo nel terzo atto; questa però è una cosa sbagliatissima, perché in realtà la terza parte di una sceneggiatura dev’essere solo il risultato delle basi del primo e del secondo atto”.
Nelle prime scene, solitamente , si estende lo sviluppo dell’azione e avviene la presentazione dei personaggi facendo uscire il loro carattere e le reazioni che essi hanno difronte agli avvenimenti che si susseguono.
Elemento importantissimo è la continuità delle scene di una sceneggiatura di cui,punto di forza, è sicuramente l’immagine. Queste ultime, infatti, devono creare un flusso omogeneo in cui ogni scena deve essere collegata a quella successiva.
“Spesso – continua lo sceneggiatore – è proprio questa la vera difficoltà: se un film ha una vasta scala di temi è più facile mantenere l’attenzione degli spettatori, ma se il tema diventa uno solo, bisogna trovare scene abbastanza interessanti e perfettamente collegate tra loro che girino sempre attorno allo stesso argomento, e possano comunque catturare l’interesse di chi guarda”.
Per mantenere vivo il racconto può essere interessante anche inserire un “dark moment”, (dove i personaggi sono in difficoltà e tutto sembra perduto), oppure il “muro”, (ostacoli che i personaggi cercano di superare nel corso della narrazione). Un consiglio utilissimo suggerito da Garello a tutti gli aspiranti sceneggiatori è dell’inserimento della “scena madre” all’inizio del secondo atto perchè ricca di carica emotiva ( ad es. i faccia a faccia). “Non bisogna però rischiare di caricare una sceneggiatura di troppe scene madri perchè, spiega ironizzando: la scena madre è come la panna sulla torta metterne poca non dà sfizio ma il metterne troppa rovina il dolce.
E così, dopo aver spiegato ai masteristi quelli che sono gli elementi fondamentali per chi vuol fare questo mestiere esclama: “ricordate che anche se le regole sono importanti molto spesso questo mestiere si impara praticandolo e talvolta anche sbagliando ma è anche questo il bello”.