“Scrivete di cose che avete visto, di persone che avete conosciuto”. Così si presenta Andrea Garello, docente di sceneggiatura del Master in Cinema e Televisione dell’Università Suor Orsola Benincasa. Dopo due anni di formazione alla “Scuola Holden” di Torino, Garello inizia a scrivere per fumetti, sit-com, ma in particolar modo per film: “Film di natura commerciale – tiene a sottolineare –. Sono vent’anni che faccio questo mestiere, il mercato diventa sempre più difficile. Bisogna avere un’idea che si differenzi dalle altre. E la domanda da porsi è: Si può vendere o no?”
Con una grande capacità empatica e il suo accento romanesco, il docente racconta ai suoi allievi che da ragazzo ha sempre voluto fare lo scrittore. “A salvarlo dalla disoccupazione – racconta – furono i fumetti e l’urgenza di scrivere”. Uno dei suoi film celebri è “Smetto quando voglio” (2014). E Garello sottolinea appunto il concetto dell’urgenza creativa: “Proprio così, è l’unico vero elemento per poter scrivere, facendoci dimenticare tutti gli ostacoli e tutte le volte che ci hanno detto di no. La passione non deve mancare mai, così come la voglia di sognare”.
Lo sceneggiatore spiega che bisogna essere innanzitutto coerenti con la storia che si racconta: “C’è un patto narrativo che si deve rispettare. Non bisogna mai deludere gli spettatori. Bisogna sempre pensare che il pubblico a cui ci rivolgiamo sia intelligente almeno quanto noi”. La cosa più importante per una sceneggiatura? “È il soggetto, la presentazione iniziale. Bisogna attirare l’attenzione della gente nei primi quindici minuti, non di più. I dialoghi, poi, dovranno certo imitare la realtà, ma non potranno mai ricalcarla davvero. L’unica telecamera che registra la realtà al 100% – spiega il docente ridendo – è quella a circuito chiuso delle banche. E pensate che noia se dovessimo scorrerne i filmati”.
Nel corso della lezione, Garello entra sempre più in sintonia con i suoi studenti, riesce a creare un discorso sempre più interattivo, ciò grazie anche alla sua simpatia. Dopo aver chiesto agli allievi di presentarsi, riguardo le loro passioni e i loro hobby, lo sceneggiatore conclude dicendo: “Il nostro è uno sport di squadra, si lavora molto meglio in gruppo anziché soli. Qual è la chiave della riuscita della scrittura di un film? Il confronto tra due o tre menti al lavoro”.
Francesco Paolo Magliacane