Un pomeriggio di primavera nel cuore di Napoli. Dal Palazzo dello Spagnolo, nel rione Sanità, risuonano gli applausi che accompagnano la fine del discorso inaugurale di Enzo D’Errico(nella foto con Claudio Cupellini e Maurizio De Giovanni), direttore del “Corriere del Mezzogiorno”, per il primo incontro di Casa Corriere. Giunto alla sua seconda edizione, il ciclo d’incontri prevede sei appuntamenti che si protrarranno fino a novembre. Tra i numerosi ospiti intervenuti per l’occasione c’è Carolina Rosi, attrice nonché figlia del regista Francesco Rosi e compagna del compianto Luca De Filippo, e il regista Claudio Cupellini, noto per film come Una vita tranquilla e come co-sceneggiatore e co-regista di Gomorra – La serie, e lo scrittore Maurizio De Giovanni.
“Purtroppo – spiega Carolina Rosi – oggi la cultura è messa volontariamente da parte, sminuendo così la democrazia, eppure è proprio la cultura che ha reso possibile il riscatto di Napoli”. Cosa è rimasto dell’eredità di Eduardo De Filippo e di Francesco Rosi, si domanda il direttore D’Errico. “Le loro opere – risponde l’attrice – sono ancora attuali. Da un certo punto di vista è avvilente, perché quei moniti sono rimasti inascoltati. Però i loro valori sono ancora validi e possono essere di riferimento per le nuove generazioni”. Carolina Rosi, come già Eduardo e Luca De Filippo, è animatrice di iniziative teatrali che coinvolgono i giovani ospiti dell’istituto minorile di Nisida. “Dà soddisfazione – spiega lei – è giusto guardare quei ragazzi negli occhi, per capire che non è solo colpa loro e sono vittime”.
E proprio a tal proposito interviene Claudio Cupellini che in qualità di regista della serie Gomorra sa bene di raccontare la parte più dura e cupa della città partenopea. “Non ho avuto problemi – racconta – a centrare la visione su una sola faccia del prisma che è questa città. Non dobbiamo giustificarci per aver mostrato il lato scomodo di Napoli. ‘Gomorra’ è un romanzo ma in questo caso partiamo anche da un dato di realtà che cerchiamo di non tradire”. La terza stagione della serie si svolgerà non nell’hinterland ma nel centro storico di Napoli e seguirà il fenomeno della ‘paranza dei bambini’, della gang minorile: “Posso dire di aver visto una situazione schizofrenica. Il Centro è diventato il luogo dove si forma e trasforma la nuova criminalità, in mano a ragazzi giovani senza neanche i ‘codici di comportamento’ della criminalità del passato, e ciò la rende anche più pericolosa. Va detto però che il successo della serie non è certo dovuto solo ai temi di cui tratta ma anche, e soprattutto, al fervore creativo che ha Napoli, cioè la fucina di talenti che rende possibile la serie stessa. Questa città, soprattutto negli ultimi quarant’anni, ha contribuito enormemente alla vita artistica del nostro Paese”.
Dopo un bell’intervento di Maurizio De Giovanni sulle “forze in campo” vive e ormai più che pronte per trasformare ancora in meglio la città sul Golfo, l’incontro si conclude con la versione jazz di “Malafemmena”, un omaggio a Totò della cantante Emilia Zamuner. Il secondo appuntamento con Casa Corriere è previsto per il 19 giugno, una festa per il ventennale del Corriere del Mezzogiorno.
di Mirko Cipriano