Leggendo la tua biografia hai iniziato ad avvicinarti al mondo del cinema a diciannove anni, poi ti sei diplomato in regia. Quanto questo percorso formativo ha contribuito alla tua crescita artistica?
Ho fatto il primo cortometraggio a diciannove anni senza neanche sapere come funzionasse un set. Avevo voglia di mettere insieme tutte le persone brave a recitare, scrivere, costruire; avevo voglia di creare un mondo che prima non esistesse. Questo era il mio desiderio primario. Non venne molto bene ma mi fece capire che era questo che amavo. Da lì in poi ho fatto cortometraggi e documentari. Adoravo seguire le vicende che si verificavano intorno a me per cercare di raccontare la realtà. In seguito fu di fondamentale importanza l’incontro con uno scrittore che aveva raccontato molto bene Caserta in un libro chiave per tutti noi: “La città distratta”. Lo scrittore era Antonio Pascale e lui mi consigliò di entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ci provai e da lì in poi ci fu un cambiamento di rotta nel mio modo di pensare il cinema, un vero e proprio ampliamento dei miei desideri e delle mie ambizioni.
Hai partecipato a numerosi festival internazionali. Lo suggeriresti a un ragazzo che desidera percorrere la tua stessa strada?
I cortometraggi mi hanno portato a un incontro importante, quello con il mio maestro Emir Kusturica. Mi disse di non smettere mai di fare film che mi somigliassero nel bene e nel male. Così, dopo due anni, avevo esordito con Mozzarella Stories con lui come executive producer. Non so precisamente che strada suggerire di percorrere a chi vuole fare questo mestiere. Penso che le vie che portino a una meta siano le più disparate. Ma esiste una meta? Non saprei, perché credo che chi racconta storie è costantemente pervaso da una sorta di inquietudine perenne, alla ricerca di storie emozionanti e rappresentative. Uno degli ingredienti fondamentali è la costanza. Il sogno deve diventare una sorta di ossessione resa viva e reale grazie al lavoro e all’impegno quotidiano.
Cosa servirebbe per stimolare i giovani e incentivare la loro crescita?
Il cinema italiano sta vivendo una stagione proficua ma non illudiamoci che sia rinato o che sia mai morto. Mi piace osservare che in una condizione di povertà c’è una proliferazione di voci libere da condizionamenti di ogni sorta. Mi auguro che questo stimolo alla libertà possa crescere e che porti giovamento a tutti, sia ai fruitori che agli addetti ai lavori del cinema.
Hai dei progetti in cantiere?
Dopo il riscontro positivo di Perez è arrivato il momento di prendere tempo per riflettere, pianificare e programmare il futuro. I progetti sono sicuramente tanti ed estremamente entusiasmanti.