In occasione del trentennale della morte del poeta e regista Pier Paolo Pasolini, è arrivato sul grande schermo il film “La macchinazione”, diretto dal regista David Grieco che racconta gli ultimi quattro mesi di vita dell’intellettuale italiano. A vestire i panni del protagonista è Massimo Ranieri, affiancato dagli interpreti Libero Di Rienzo, François-Xavier Demaison, Roberto Citran, Matteo Taranto, Milena Vukotic e Paolo Bonacelli. Prodotto da Propaganda Italia, To Be Continued e Montfluor Film, la pellicola è stata distribuita nelle sale italiane da Microcinema a partire dal 24 Marzo.
Nell’estate del 1975, Pier Paolo Pasolini è impegnato nel montaggio del film “Salò e le 120 giornate di Sodoma” e, contemporaneamente, nella stesura di “Petrolio”, opera di accusa contro la corruzione del potere politico ed economico del tempo. Unisce alla sua attività artistica, letteraria e giornalistica, la frequentazione con un ragazzo di borgata, Pino Pelosi. La borgata è quel luogo promiscuo e povero dove l’organizzazione criminale del tempo, la Banda della Magliana, perpetua i propri traffici illeciti di stupefacenti e il riciclo di soldi. Dalla notte del 26 agosto (notte in cui viene rubato il negativo del film “Salò”) entrano in gioco interessi, ricatti e minacce da parte di quella criminalità – organizzata e non – che porteranno, nella notte tra il 1 e 2 novembre 1975, all’assassinio di Pier Paolo Pasolini.
“L’idea del film è nata più di dieci anni fa quando, a più riprese, un regista americano mi chiese di scrivere un film su Pasolini. Il suo intento era di rappresentare l’ultima giornata di vita del poeta senza accennare, però, agli intrighi politici-economici celati dietro il suo assassinio, dicendo che non voleva in alcun modo fare una storia di spionaggio. Così mi rifiutai e vari anni dopo presi coscienza che dovevo assolutamente fare questo film, era quasi un dovere morale”. Sono queste le parole con cui il regista Grieco, nel corso dell’anteprima al cinema Modernissimo di Napoli, ha spiegato la nascita della sua ultima opera cinematografica. E a chi gli ha chiesto perché avesse scelto proprio Massimo Ranieri come attore, il regista risponde: “in realtà, fu lo stesso Pasolini a designarlo come tale. Tanti anni fa capitò che Pasolini e il giovane Ranieri si incontrassero a una delle tante partite di calcio da lui stesso organizzate. Fu in quel momento che il defunto poeta si accorse di quella enorme somiglianza tanto che, qualche giorno dopo, mi confessò che se mai avessimo voluto fare un film su di lui avremmo avuto già l’attore principale”. E infatti, Massimo Ranieri riesce in un ruolo che avrebbe messo alle strette anche il più brillante Marcello Mastroianni, grazie alla sua fedele e realistica interpretazione.
David Grieco ha voluto inoltre sottolineare quanto l’intera troupe si sia spesa particolarmente per la realizzazione di questa pellicola a cui tutti tenevano particolarmente. Il film è giunto sino alla Camera dei Deputati dove nel frattempo si è deciso di riaprire i fascicoli riguardanti la morte di Pasolini. “E’ un lavoro che sentivo di dover fare – ha concluso il regista – e Massimo Ranieri, nel ruolo principale, ha fatto riemergere negli spettatori le stesse emozioni che le persone comuni provarono il giorno della sua scomparsa. Quando il primo giorno sul set a Villa Borghese vidi Massimo che passeggiava assorto nei propri pensieri gli chiesi cosa avesse. Mi rispose che non lo sapeva e che non stava capendo più niente: in quel momento capii che dovevamo girare perché Massimo era diventato davvero Pasolini”.