Il documentario “Canova mon amour” di Alessandro Cecchi Paone, futuro conduttore del nuovo Tg4, ha aperto le danze nella lezione per i ragazzi del Master in Cinema e Televisione presso l’università Suor Orsola Benincasa.
“Il documentario, per chi volesse fare davvero il documentarista, sarà sempre più commissionato non da enti televisive o dagli editori ma da soggetti terzi i quali stanno imparando che non servono più cataloghi o altro materiale scritto ma audiovisivi per comunicare al meglio contenuti, attrarre il pubblico, per essere nel circuito della fruizione culturale, scientifica o anche turistica.”
Dopo questa premessa e dopo la visione del documentario “Canova mon amour“si passa alla spiegazione del medesimo e ai suggerimenti da seguire affinché un documentario sia un buon documentario.
Cecchi Paone spiega quanto sia importante ripetere spesso determinati dati o concetti e afferma che durante il montaggio bisogna porre attenzione e cambiare più volte determinati particolari quali l’intonazione, il colore dell’immagine e la musica così da non permettere al cervello di abituarsi a ciò che sta guardando ma di spronarlo a essere attento, ad aspettare il prossimo cambiamento.
Alessandro Cecchi Paone durante la sua lezione muove anche una critica al mercato documentaristico italiano poiché non mostra le sue bellezze. “L’Italia – afferma – non apprezza e non sfrutta le sue ricchezze artistiche, archeologiche e storiche lasciando alle reti straniere il compito di trattarle e mostrarle nei documentari internazionali”.
Durante la lezione si passa, poi, a dimostrare come ci siano delle differenze nell’informazione italiana rispetto a quella inglese. E’ il caso della BBC (British Broadcasting Corporation) che nasce come traduzione per immagini del lavoro educativo fatto dalla Royal Society, una società che riceveva progetti di esplorazione nel mondo, decideva se finanziarli o meno e poi chiedeva di raccontare quello che avevano scoperto. All’inizio, la ragione di questa società era quella di dimostrare esclusivamente di saper fare buoni affari ma poi ci si è accorti che il pubblico era curioso, aveva fame di sapere come fosse fatto il mondo e lì è nato il concetto di un’industria capace di informare le persone di quello che c’era o accadeva ai nostri tempi.
La fortuna della BBC inglese è stata dunque quella di avere un fiorente mondo di editoria di viaggio.
“In Inghilterra l’editoria di viaggio ha sempre venduto tantissimo rispetto all’Italia. Noi, per esempio, abbiamo incontrato molte difficoltà nella “BBC italiana”: la competizione tra le due pay tv, Premium e Sky, ha messo a dura prova questo tipo di settore. Infatti, noi abbiamo chiuso per dare spazio a questa battaglia disastrosa.”