Lezione improntata sul genere “documentario” a MCT con gli esperti Lorenzo Cioffi e Gesualdo Vercio, rispettivamente direttore della fotografia e produttore del docu-film Napolislam e programming manager della rete televisiva Real Time.
Napolislam, scritto e diretto dal giovane regista Ernesto Pagano, è un viaggio nella vita di dieci napoletani convertiti all’Islam. Si tratta di persone comuni che hanno trovato in questa religione una risposta al consumismo moderno e all’ingiustizia sociale. “L’idea – spiega Cioffi – è nata dalla constatazione che negli ultimi anni l’Islam si sta diffondendo notevolmente in Italia ed in particolare a Napoli. Si è così deciso di procedere per tappe: inizialmente abbiamo incontrato l’Imam della moschea di Piazza Mercato di Napoli e in seguito, con vari passaparola, siamo andati avanti giovando sul doppio volto di Napoli, città nella quale, inaspettatamente, cattolici e musulmani convivono uno affianco all’altro”.
Entrando più nello specifico sui passaggi necessari alla realizzazione vera e propria del documentario, il direttore della fotografia spiega: “nella fase iniziale è importante la presenza dell’autore, dei ricercatori (collaboratori dell’autore), del producer, che può aiutare il soggetto a crescere tenendo presente le realtà d’interesse televisive, dell’operatore video (cameraman) e dell’operatore audio (fonico). Per questi ultimi vi è una differenza a livello tecnico-professionale: c’è chi lavora di più sulla grafica e chi invece si concentra su una formazione antropologica visuale. Alla fine delle riprese si monta il film: il montatore, insieme all’autore, è quella figura che quasi riscrive il film. Infatti con la post-produzione si può lavorare sul sound-design (che permette di creare un ambiente filmico adatto) e sui tagli che, a seconda di come sono gestiti, possono cambiare le caratteristiche di atterraggio sulla televisione (tagli più lunghi per il cinema, tagli più corti per la tv)”.
Decisamente interessanti anche le parole di Vercio che invece si sofferma sulla fase di distribuzione: “un documentario nasce, vive e poi può avere tante uscite. All’inizio vi è la distribuzione cinematografica che avviene dopo accordi con vari esercenti anche se, ammette, ai documentari viene dato poco spazio all’interno delle sale cinematografiche. In seguito subentra la televisione: la pay tv, se interessata, può acquistare i diritti per poi rivenderli a distributori televisivi specializzati che hanno canali moovie, fiction e documentario. A volte invece – prosegue il programming manager – il contenuto dell’opera viene ridotto o modificato a seconda dei broadcaster.
Infine, ad un allievo del master che domanda quali siano i costi orientativi per la realizzazione di un documentario, i docenti rispondono: per quanto riguarda i costi, non c’è un prezzo standard. Napolislam, ad esempio, è stato girato interamente a Napoli, quindi le spese per le locations sono state molto ridotte; ogni documentario è diverso e può costare più o meno soldi in base a tanti fattori diversi. Per quello che concerne la messa in onda invece, questa può arrivare a costare orientativamente 10-15 mila euro, ovviamente però – sottolineano – questo cambia dalla durata di tempo per cui i diritti vengono acquistati.