All’ultimo Festival di Venezia,presentato nella sezione della Settimana della Critica, Bagnoli Jungle ha ricevuto una standing ovation dal pubblico in sala e non senza motivo.
Il nuovo film di Antonio Capuano infatti, regista napoletano di quella nuova onda di autori che negli anni ‘90 portò alla ribalta tra gli altri Mario Martone e Antonietta De Lillo, brilla per originalità, freschezza della storia e impegno civile.
Nella cornice di Venezia Napoli Il cinema esteso i bagnolesi non hanno fatto mancare apprezzamento e affetto per quest’opera che racconta le contraddizioni e gli eterni nodi irrisolti di un quartiere dimenticato, con un sold out nella serata di sabato 24 ottobre al Cinema La Perla.

Tre le storie raccontate sullo sfondo dell’ex Italsider, che si intersecano tra le cattedrali sfasciate della grande fabbrica e i vicoli del quartiere a scacchiera fino agli inizi di via Napoli.Proprio sulla lunga strada affacciata sul mare si apre il film, con una ripresa a mano che introduce la giornata di Giggino, un ladruncolo ai margini della società, sempre di corsa nel degrado ambientale della periferia occidentale di Napoli.
Questo animale selvatico della jungla bagnolese trova riparo dal padre Antonio, pensionato ottantenne – un grande Antonio Casagrande – che condivide l’esistenza con una badante, protagonista quest’ultima di un divertente siparietto comico.

capuanoL’uomo anziano vive dei ricordi del passato operaio e dei fasti calcistici del Napoli di Maradona, racchiusi in una maglia del “numero 10” custodita in salotto come una reliquia e che sarà poi donata al ragazzo della spesa, interpretato da quel giovane Marco Grieco già attore per Capuano ne “La guerra di Mario”, esperienza tra l’altro citata nel film.

Il ragazzo tra le varie consegne per la salumeria si confronta con un’umanità intrisa di disperazione ed eccessi grotteschi, per poi ribellarsi e lasciare il lavoro, trovando alla fine in una coetanea appassionata di danza e mimo quella dolcezza che sembrava sparita dalla vita di tutti.
Un piccolo momento di poesia urbana si consuma tra i due ragazzi, prima con un passo di danza sulle note di Petruska e poi con un pomeriggio spensierato in un centro ricreativo per anziani, quasi come in quella fuga adolescenziale dalla realtà vista ne “L’intervallo” di Leonardo di Costanzo.

“La scena del balletto e dell’Italia Turrita che la ragazza personifica tra i rifiuti mi hanno fatto commuovere”, ha confessato Olena, l’attrice ucraina che interpreta la badante di Antonio, invitando gli spettatori nel corso dell’incontro a “protestare contro la sporcizia morale a cui viene condannata la gente ogni giorno”.

Renato Aiello